Στα Μονοπάτια τ'Ουρανού..:
Στη σιωπή του ουρανού γεννήθηκε η Α γ ά π η
κι έγινε όνειρο, Παιδί της Νύχτας...
που αντανακλά στο φως του Ήλιου
το Χαμόγελο της Ζωής..
και την χαμένη της Αθωότητα
στο βλέμμα ενος παιδιού.....
Στα Μονοπάτια τ'Ουρανού
γέρνει και ξαποσταίνει.
Κυριακή 13 Ιανουαρίου 2008
Thomas Sterns Eliot
Fiori d'alba
.............
Mentre tutto l'Oriente
intrecciava il rosso al grigio,
I fiori alla finestra
si volsero verso l'alba,
Petalo su petalo,
aspettando il giorno,
Fiori freschi, fiori appassiti,
fiori d'alba.
....................
I fiori di stamattina
e i fiori di ieri,
La loro fragranza aleggia
per la stanza all'alba,
fragranza di germoglie
fragranza di appassimento,
fiori freschi, fiori appassiti,
fiori d'alba.
Thomas Stern Eliot
fu uno dei più grandi poeti del Novecento e certamente quello che ha meglio saputo interpretare, con lucida e penetrante bellezza, il tempo della modernità. Nacque a Saint Louis nel Missouri nel 1888, si formò ad Harvard e dal 1915 si stabiliì a Londra, dove visse fino alla morte, avvenuta nel 1965.
La sua opera maggiore è La terra desolata, poema pubblicato nel 1922nel quale in uno stile originalissimo è compiutamente espressa la drammatica percezione della fine di quella visione unitaria del mondo su cui aveva lungamente riposato la coscienza dell'occidente. Questo testo è dunque una delle chiavi per capire anche la nostra epoca. In esso Eliot mostra la sua vastissima conoscenza della letteratura e cultura dei secoli passati e particolarmente di Dante, poeta che lo influenzò anche attraverso Ezra Pound, figura eminente della cultura tra le due guerre e vicino a Eliot durante la stesura del poema.
Oh, non domandare "Che cosa?" Andiamo a compiere la nostra visita. Nella sala entrano ed escono donne parlando di Michelangelo. La gialla nebbia che struscia il suo dorso sui vetri il fumo giallo che struscia il suo muso sui vetri con la sua lingua leccò gli estremi della sera, sostò sopra le pozze stagnanti delle fogne, si lasciò piovere addosso la fuliggine dei camini scivolò sulla terrazza e improvviso spiccò un balzo e vedendo ch'era una bella sera di ottobre si arricciò intorno alla casa, e cadde assopito. E in verità ci sarà ancora tempo per il fumo giallo che lambisce la strada sfregando la sua schiena contro i vetri ci sarà tempo, ancora tempo per preparare un volto per incontrare i volti che incontri; ci sarà tempo per ammazzare e generare, tempo per ogni fatica e giorni e mani che levano e lasciano cadere la domanda sul tuo piatto; tempo per te e tempo per me e tempo per cento pensamenti e un centinaio di visioni e revisioni prima di prendere un toast e un tè. Nella sala entrano ed escono donne parlando di Michelangelo.
E certamente ci sarà tempo di domandarsi "posso osare?" e, "posso osare?" tempo di volgersi e scender la scala con un poco di chierica in mezzo ai miei capelli, (diranno "come si sono diradati i suoi capelli!") il mio vestito da mattino, il mio colletto inamidato fino al mento, la mia cravatta ricca e modesta, ma fissata da un semplice spillo (diranno "che esili gli sono diventate le braccia e le gambe!") potrò osare sobillare l'universo? In un attimo solo il tempo per decidere e disdire ciò che un attimo soltanto invertirà. Perché conosciute le ho tutte, tutte conosciute: - conosciuto le sere, i mattini, i pomeriggi, ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè; so delle voci morenti che muoiono in declino sotto la musica che viene da una stanza più lontana. E come potrei pensarlo? E ho conosciuto tutti gli occhi, tutti conosciuti - gli occhi che ti inchiodano in una frase definita e quando sono definito, appuntato a uno spillo, quando sono trafitto e mi divincolo sul muro come allora potrei iniziare a sputare i monconi tutti dei giorni e delle abitudini?
E come potrei pensarlo? E ho già conosciuto le braccia, tutte conosciute - braccia ingioiellate e bianche e nude (ma svilite, a una luce di lampada, da una scura peluria!) É il profumo che emana da un vestito che mi fa così digredire? Braccia distese su un tavolo, o avvolte in uno scialle. E come potrei pensarlo? E come potrei cominciare? ... Direi, ho camminato al crepuscolo per vicoli stretti e ho spiato il fumo che sale da pipe d'uomini soli in manica di camicia affacciati a finestre? Avrei potuto essere un paio di robusti artigli che graffiano il fondo di mari silenziosi.
E il pomeriggio, la sera, dorme così in pace accarezzata da lunghe dita, assopita... stanca... o solo fingendosi malata, distesa sul pavimento, qui fra te e me. Potrei allora, dopo il tè e i dolci e i gelati, aver tanta energia da forzare alla sua crisi? Ma benché abbia pianto e digiunato, pianto e pregato, nonostante abbia visto il mio capo (già un po' calvo) su un piatto di portata, non sono un profeta - e questo poco importa; ho veduto l'attimo della mia grandezza vacillare ho veduto l'eterno Galoppino porgermi il cappotto e sogghignare e a tagliar corto, ero impaurito.
E ne sarebbe valsa, dopo tutto, la pena, dopo le coppe, le marmellate, il tè fra le porcellane, fra qualche chiacchiera tua e mia ne sarebbe valsa la pena nel frattempo prender di petto sorridendo l'argomento contringere l'universo in una sfera sospingerlo verso un'opprimente domanda dire "io sono Lazzaro, vengo dall'oltretomba, ritorno per narrarvi tutto, vi dirò tutto" - se una, assestando un guanciale presso il suo capo dicesse: "non è per nulla questo che intendevo. Non questo, per nulla." E ne sarebbe valsa, dopo tutto, la pena, ne sarebbe valsa la pena dopo i tramonti e i cortili e le vie irrorate di pioggia, dopo i romanzi, le tazze di tè, dopo gli orli delle gonne strascicate sul pavimento - e questo e altro ancora? - È impossibile dire ciò che penso!
Ma è come se una magica lanterna gettasse la trama dei nervi su uno schermo ne sarebbe valsa la pena se una, assestando un cuscino o gettando via uno scialle, e volgendosi alla finestra dicesse: "Non è per nulla questo, non è questo che intendevo, per nulla" ... No! Non sono il principe Amleto, non era mio destino; sono un uno della corte, uno qualunque per ingrossare il corteo, iniziare una scena o due, avvisare il principe; facile strumento, senza dubbio, ossequioso, contento d'essere utile, equilibrato, prudente, preciso; pieno di nobili sentenze, ma un po' tardo; a volte, in verità, quasi patetico - quasi, a volte, il Giullare.
Sto invecchiando... sto invecchiando... Porterò l'orlo dei miei pantaloni arrotolato. Scriminerò i miei capelli all'indietro? Oserò addentare una pesca? Porterò i pantaloni bianchi di flanella e camminerò sulla spiaggia. Ho udito le sirene cantare, l'una all'altra. Non credo canteranno per me. Le ho viste al largo, cavalcioni sull'onde pettinare i bianchi capelli della risacca quando il vento sospinge l'acqua bianca e nera. Abbiamo troppo indugiato nelle stanze del mare con le figlie del mare inghirlandate d'alghe rosse e brune fin che voci umane ci svegliano, e affoghiamo.
Traduzione dall'inglese al sardo di Giovanni Falconi, adattamento in lingua italiana di Gianmario Lucini
Hai fornicato - Ma fu in un altro paese, E oltre tutto la ragazza e' morta. L'ebreo di Malta
I Fra il fumo e la nebbia di un pomeriggio di dicembre Tu lasci che la scena si accomodi da sola - e cosμ sembrera' - Con un «Ti ho riservato questo pomeriggio»; E quattro ceri nella stanza in ombra, Quattro cerchi di luce sul soffitto, Un'atmosfera da tomba di Giulietta Pronta per tutte le cose da dire, o lasciate non dette. Noi siamo stati, diciamola, ad ascoltare l'ultimo polacco Trasmetterci i Preludi coi suoi capelli e le punte delle dita. « Cosi intimo, questo Chopin, che penso la sua anima Dovrebbe farsi risorgere solo fra amici Non piu' di due o tre, che non tocchino il fiore Gia' sgualcito e discusso nelle sale da concerto. » - E cosi la conversazione scivola Fra velleita' e rimpianti con cura contenuti In mezzo a toni lievi di violini Confusi a remote connette E comincia.
«Tu non lo sai quanto gli amici vogliono dire per me E quanto raro, quanto raro e strano sia per me trovare In un a vita fatta di tante avversita' e di tanti scopi (Perche' davvero non mi piace... lo sapevi? non sei cieco! E come sei acuto!) Poter trovare un amico che abbia queste qualita', Che abbia, e dia Le qualita' sulle quali l'amicizia vive. Quanto per me significhi che io te lo ripeta - Senza queste amicizie - che cauchemar la vita! »
Fra le spirali dei violini E le ariette Di cornette stridule Nel mio cervello ha inizio un tam tam sordo Che assurdamente martella un suo preludio. Capriccioso monotono Che e' almeno una decisa « nota falsa ». - Andiamo a prendere aria, in un'estasi di tabacco, Ad ammirare i monumenti, A discutere gli ultimi avvenimenti, A rimettere l'orologio con gli orologi pubblici. Poi a sederci mezz'ora, per bere un bicchiere di birra.
L'aridità spirituale e fisica dell'uomo contemporaneo è il tema di questa poesia di Eliot. Attraverso le immagini di una città degradata, piena di vie sordide e di quartieri miserabili e malfamati, l'autore spietatamente mette a nudo la disumanizzazione del mondo, l'alienazione sociale e il vuoto spirituale provocato dalla civiltà industriale.
Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock
Allora andiamo, tu ed io, Quando la sera si stende contro il cielo Come un paziente eterizzato disteso su una tavola; Andiamo, per certe strade semideserte, Mormoranti ricoveri Di notti senza riposo in alberghi di passo a poco prezzo E ristoranti pieni di segatura e gusci d’ostriche; Strade che si succedono come un tedioso argomento Con l’insidioso proposito Di condurti a domande che opprimono… Oh, non chiedere “Cosa?” Andiamo a fare la nostra visita.
Nella stanza le donne vanno e vengono Parlando di Michelangelo.
La nebbia gialla che strofina la schiena contro i vetri, Il fumo giallo che strofina il muso contro i vetri Lambì con la sua lingua gli angoli della sera, Indugiò su pozze stagnanti negli scoli, lasciò che gli cadesse sulla schiena la fuliggine che cade dai camini. Scivolò sul terrazzo, spiccò un balzo improvviso, E vedendo che era una soffice sera d’ottobre S’arricciolò attorno alla casa, e cadde in sonno.
LIRICA Se Tempo e Spazio, come i Saggi dicono, sono cose che mai potranno essere, il sole che non cede al mutamento non è per nulla superiore a noi. Così perché, Amore, dovremmo sperare Di vivere un secolo intero? La farfalla che vive un solo giorno È già vissuta per l'eternità. I fiori che ti diedi allorchè la rugiada Tremolava sul tralcio rampicante, prima che l'ape volasse a suggere la rosellina di macchia erano già appassiti. Così affrettiamoci a coglierne ancora Senza tristezza se poi languiranno; i nostri giorni d'amore sono pochi: facciamo almeno che siano divini.
Στη σιωπή του ουρανού γεννήθηκε η αγάπη κι έγινε όνειρο, παιδί της νύχτας.. που αντανακλά στο φως του ήλιου το χαμόγελο της ζωής και την χαμένη της αθωότητα στο βλέμμα ενος παιδιού..
"ΟI ΓΑΜΟI του ΚΑΔΜΟΥ και της ΑΡΜΟΝΙΑΣ"- "Le Nozze di Cadmo e Armonia" από Roberto Colasso
"Ο Μύθος του Σίσυφου" από Albert Camus
ΕΠΙΚΟΥΡΟΣ, από Διογένη Λαέρτιο
"Simone de Beauvoir - Jean-Paul Sartre ΤΕΤ Α ΤΕΤ" από Hazel Rowley
"Το Πορτρέτο του Ντόριαν Γκρέι" από Οσκαρ Ουάλιντ
SIDDHARTA, από Hermann Hesse
"Ο Κόσμος σαν Βούληση και Αναπαράσταση" από Arthur Schopenhauer
“Il Nome della rosa” , ¨Το Όνομα του Ρόδου" di Umberto Eco, εκδ. ΕΛΛΗΝΙΚΑ ΓΡΑΜΜΑΤΑ
Ο λύκος της Στέππας (Der Steppenwolf). Μετάφραση: Γιάννης Κωστόπουλος
"Der Man ohne Eigenschaften" di Robert Mussel "Ο άνθρωπος χωρίς ιδιότητες" Ρόμπερτ Μούζιλ, Μετάφραση: Τούλα Σιετή.
Memorie di Adriano" dι M. Yourcenar, "Τα Απομνημονεύματα του Αδριανού"
"Il Dio delle piccole cose" di Arundhati Roy, "Ο Θεός των μικρών πραγμάτων"
"AMORE ed EROS, la Duplice Fiamma" di Ottavio Paz, "ΑΓΑΠΗ και ΕΡΩΣ, η διπλή Φλόγα"
°Ulisse° di James Joyce, "Οδυσσέας"
"Don Chisciotte" di Cervantes, "Δον Κιχώτης"
Στα Μονοπάτια τ΄Ουρανού
Στα Μονοπάτια τ'ουρανού να περπατάς της ομορφιάς τα μυστικά για να μαθαίνεις στη σιωπής την αγκαλιά, μοναχικό φεγγάρι, διαβάτης είσαι στη ζωή και μαθητής στη γνώση χαμόγελο ο ήλιο σου κι ο πόνος σου βροχή.
Thomas Stearns Eliot
ΑπάντησηΔιαγραφήfu uno dei più grandi poeti del Novecento e certamente quello che ha meglio saputo interpretare, con lucida e penetrante bellezza, il tempo della modernità.
Nacque a Saint Louis nel Missouri nel 1888, si formò ad Harvard e dal 1915 si stabiliì a Londra,
dove visse fino alla morte, avvenuta nel 1965.
La sua opera maggiore è La terra desolata, poema pubblicato nel 1922nel quale in uno stile originalissimo
è compiutamente espressa la drammatica percezione
della fine di quella visione unitaria del mondo su cui aveva lungamente riposato la coscienza dell'occidente.
Questo testo è dunque una delle chiavi per capire anche
la nostra epoca. In esso Eliot mostra la sua vastissima conoscenza della letteratura e cultura dei secoli passati
e particolarmente di Dante, poeta che lo influenzò anche attraverso Ezra Pound, figura eminente della cultura tra le due guerre e vicino a Eliot durante la stesura
del poema.
Oh, non domandare "Che cosa?"
ΑπάντησηΔιαγραφήAndiamo a compiere la nostra visita.
Nella sala entrano ed escono donne
parlando di Michelangelo.
La gialla nebbia che struscia
il suo dorso sui vetri
il fumo giallo che struscia
il suo muso sui vetri
con la sua lingua leccò
gli estremi della sera,
sostò sopra le pozze stagnanti delle fogne,
si lasciò piovere addosso
la fuliggine dei camini
scivolò sulla terrazza
e improvviso spiccò un balzo
e vedendo ch'era una bella sera di ottobre
si arricciò intorno alla casa,
e cadde assopito.
E in verità ci sarà ancora tempo
per il fumo giallo che lambisce la strada
sfregando la sua schiena contro i vetri
ci sarà tempo, ancora tempo
per preparare un volto
per incontrare i volti che incontri;
ci sarà tempo per ammazzare e generare,
tempo per ogni fatica e giorni e mani
che levano e lasciano cadere
la domanda sul tuo piatto;
tempo per te e tempo per me
e tempo per cento pensamenti
e un centinaio di visioni e revisioni
prima di prendere un toast e un tè.
Nella sala entrano ed escono donne
parlando di Michelangelo.
E certamente ci sarà tempo
ΑπάντησηΔιαγραφήdi domandarsi "posso osare?"
e, "posso osare?"
tempo di volgersi e scender la scala
con un poco di chierica
in mezzo ai miei capelli,
(diranno "come si sono diradati i suoi capelli!")
il mio vestito da mattino,
il mio colletto inamidato fino al mento,
la mia cravatta ricca e modesta,
ma fissata da un semplice spillo
(diranno "che esili gli sono diventate
le braccia e le gambe!")
potrò osare sobillare l'universo?
In un attimo solo il tempo
per decidere e disdire
ciò che un attimo soltanto invertirà.
Perché conosciute le ho tutte,
tutte conosciute: -
conosciuto le sere, i mattini, i pomeriggi,
ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè;
so delle voci morenti che muoiono in declino
sotto la musica che viene
da una stanza più lontana.
E come potrei pensarlo?
E ho conosciuto tutti gli occhi,
tutti conosciuti -
gli occhi che ti inchiodano in una frase definita
e quando sono definito, appuntato a uno spillo,
quando sono trafitto e mi divincolo sul muro
come allora potrei iniziare
a sputare i monconi
tutti dei giorni e delle abitudini?
E come potrei pensarlo?
ΑπάντησηΔιαγραφήE ho già conosciuto le braccia, tutte conosciute -
braccia ingioiellate e bianche e nude
(ma svilite, a una luce di lampada,
da una scura peluria!)
É il profumo che emana da un vestito
che mi fa così digredire?
Braccia distese su un tavolo,
o avvolte in uno scialle.
E come potrei pensarlo?
E come potrei cominciare?
...
Direi, ho camminato al crepuscolo
per vicoli stretti
e ho spiato il fumo che sale da pipe
d'uomini soli in manica di camicia
affacciati a finestre?
Avrei potuto essere un paio di robusti artigli
che graffiano il fondo di mari silenziosi.
E il pomeriggio, la sera, dorme così in pace
ΑπάντησηΔιαγραφήaccarezzata da lunghe dita,
assopita... stanca... o solo fingendosi malata,
distesa sul pavimento, qui fra te e me.
Potrei allora, dopo il tè e i dolci e i gelati,
aver tanta energia da forzare alla sua crisi?
Ma benché abbia pianto e digiunato,
pianto e pregato,
nonostante abbia visto il mio capo
(già un po' calvo)
su un piatto di portata,
non sono un profeta - e questo poco importa;
ho veduto l'attimo della mia grandezza vacillare
ho veduto l'eterno Galoppino
porgermi il cappotto e sogghignare
e a tagliar corto, ero impaurito.
E ne sarebbe valsa, dopo tutto, la pena,
ΑπάντησηΔιαγραφήdopo le coppe, le marmellate, il tè
fra le porcellane,
fra qualche chiacchiera tua e mia
ne sarebbe valsa la pena nel frattempo
prender di petto sorridendo l'argomento
contringere l'universo in una sfera
sospingerlo verso un'opprimente domanda
dire "io sono Lazzaro, vengo dall'oltretomba,
ritorno per narrarvi tutto, vi dirò tutto" -
se una, assestando un guanciale
presso il suo capo dicesse:
"non è per nulla questo che intendevo.
Non questo, per nulla."
E ne sarebbe valsa, dopo tutto, la pena,
ne sarebbe valsa la pena
dopo i tramonti e i cortili
e le vie irrorate di pioggia,
dopo i romanzi, le tazze di tè, dopo gli orli
delle gonne strascicate sul pavimento -
e questo e altro ancora? -
È impossibile dire ciò che penso!
Ma è come se una magica lanterna
ΑπάντησηΔιαγραφήgettasse la trama dei nervi su uno schermo
ne sarebbe valsa la pena
se una, assestando un cuscino
o gettando via uno scialle,
e volgendosi alla finestra dicesse:
"Non è per nulla questo,
non è questo che intendevo, per nulla"
...
No! Non sono il principe Amleto,
non era mio destino;
sono un uno della corte,
uno qualunque per ingrossare il corteo,
iniziare una scena o due,
avvisare il principe;
facile strumento, senza dubbio,
ossequioso, contento d'essere utile,
equilibrato, prudente, preciso;
pieno di nobili sentenze, ma un po' tardo;
a volte, in verità, quasi patetico -
quasi, a volte, il Giullare.
Sto invecchiando... sto invecchiando...
ΑπάντησηΔιαγραφήPorterò l'orlo dei miei pantaloni arrotolato.
Scriminerò i miei capelli all'indietro?
Oserò addentare una pesca?
Porterò i pantaloni bianchi di flanella
e camminerò sulla spiaggia.
Ho udito le sirene cantare, l'una all'altra.
Non credo canteranno per me.
Le ho viste al largo, cavalcioni sull'onde
pettinare i bianchi capelli della risacca
quando il vento sospinge l'acqua bianca e nera.
Abbiamo troppo indugiato nelle stanze del mare
con le figlie del mare
inghirlandate d'alghe rosse e brune
fin che voci umane ci svegliano, e affoghiamo.
Traduzione dall'inglese al sardo di Giovanni Falconi,
adattamento in lingua italiana di Gianmario Lucini
Ritratto di signora
ΑπάντησηΔιαγραφήHai fornicato -
Ma fu in un altro paese,
E oltre tutto la ragazza e' morta.
L'ebreo di Malta
I
Fra il fumo e la nebbia di un pomeriggio di dicembre
Tu lasci che la scena si accomodi da sola - e cosμ sembrera' -
Con un «Ti ho riservato questo pomeriggio»;
E quattro ceri nella stanza in ombra,
Quattro cerchi di luce sul soffitto,
Un'atmosfera da tomba di Giulietta
Pronta per tutte le cose da dire, o lasciate non dette.
Noi siamo stati, diciamola, ad ascoltare l'ultimo polacco
Trasmetterci i Preludi coi suoi capelli e le punte delle dita.
« Cosi intimo, questo Chopin, che penso la sua anima
Dovrebbe farsi risorgere solo fra amici
Non piu' di due o tre, che non tocchino il fiore
Gia' sgualcito e discusso nelle sale da concerto. »
- E cosi la conversazione scivola
Fra velleita' e rimpianti con cura contenuti
In mezzo a toni lievi di violini
Confusi a remote connette
E comincia.
«Tu non lo sai quanto gli amici vogliono dire per me
E quanto raro, quanto raro e strano sia per me trovare
In un a vita fatta di tante avversita' e di tanti scopi
(Perche' davvero non mi piace... lo sapevi? non sei cieco!
E come sei acuto!)
Poter trovare un amico che abbia queste qualita',
Che abbia, e dia
Le qualita' sulle quali l'amicizia vive.
Quanto per me significhi che io te lo ripeta -
Senza queste amicizie - che cauchemar la vita! »
Fra le spirali dei violini E le ariette
Di cornette stridule
Nel mio cervello ha inizio un tam tam sordo
Che assurdamente martella un suo preludio.
Capriccioso monotono
Che e' almeno una decisa « nota falsa ».
- Andiamo a prendere aria, in un'estasi di tabacco,
Ad ammirare i monumenti,
A discutere gli ultimi avvenimenti,
A rimettere l'orologio con gli orologi pubblici.
Poi a sederci mezz'ora, per bere un bicchiere di birra.
T. S. ELIOT
L'aridità spirituale e fisica dell'uomo contemporaneo è il tema di questa poesia di Eliot. Attraverso le immagini di una città degradata, piena di vie sordide e di quartieri miserabili e malfamati, l'autore spietatamente mette a nudo la disumanizzazione del mondo, l'alienazione sociale e il vuoto spirituale provocato dalla civiltà industriale.
ΑπάντησηΔιαγραφήIl canto d’amore di J. Alfred Prufrock
Allora andiamo, tu ed io,
Quando la sera si stende contro il cielo
Come un paziente eterizzato disteso su una tavola;
Andiamo, per certe strade semideserte,
Mormoranti ricoveri
Di notti senza riposo in alberghi di passo a poco prezzo
E ristoranti pieni di segatura e gusci d’ostriche;
Strade che si succedono come un tedioso argomento
Con l’insidioso proposito
Di condurti a domande che opprimono…
Oh, non chiedere “Cosa?”
Andiamo a fare la nostra visita.
Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.
La nebbia gialla che strofina la schiena contro i vetri,
Il fumo giallo che strofina il muso contro i vetri
Lambì con la sua lingua gli angoli della sera,
Indugiò su pozze stagnanti negli scoli,
lasciò che gli cadesse sulla schiena la fuliggine che cade dai
camini.
Scivolò sul terrazzo, spiccò un balzo improvviso,
E vedendo che era una soffice sera d’ottobre
S’arricciolò attorno alla casa, e cadde in sonno.
T.S. Eliot
LIRICA
ΑπάντησηΔιαγραφήSe Tempo e Spazio, come i Saggi dicono,
sono cose che mai potranno essere,
il sole che non cede al mutamento
non è per nulla superiore a noi.
Così perché, Amore, dovremmo sperare
Di vivere un secolo intero?
La farfalla che vive un solo giorno
È già vissuta per l'eternità.
I fiori che ti diedi allorchè la rugiada
Tremolava sul tralcio rampicante,
prima che l'ape volasse a suggere
la rosellina di macchia erano già appassiti.
Così affrettiamoci a coglierne ancora
Senza tristezza se poi languiranno;
i nostri giorni d'amore sono pochi:
facciamo almeno che siano divini.
T. S. ELIOT