Παρασκευή 30 Νοεμβρίου 2007

ΠΟΙΗΣΗ στην ΑΡΧΑΙΑ ΕΛΛΑΔΑ

Passione d'amore................ A me pare uguale agli Dei chi a te vicino così dolce suono ascolta mentre tu parli e ridi amorosamnte. Subito a me il cuore si agita nel petto solo che appena ti veda, e la voce non esce e la lingua si lega. Un fuoco sottile sale rapido alla pelle, e ho buoi negli occhi e il rombo del sangue alle orecchie. E tutta in sudore e tremante come erba patita scoloro: e morte non pare lontana a me rapita di mente. ...............................Saffo trad. di Salvatore Quasimodo

32 σχόλια:

  1. La cosa più bella..

    Un esercito di cavalieri, dicono alcuni,
    altri di fanti, altri di navi,
    sia sulla terra nera la cosa più bella:
    io dico, ciò che si ama.
    È facile far comprendere
    questo ad ognuno.
    Colei che in bellezza fu superiore
    a tutti i mortali, Elena,
    abbandonò il marito pur valoroso,
    e andò per mare a Troia;
    e non si ricordò della figlia,
    né dei cari genitori;
    ma Cipride la travolse innamorata.

    Saffo

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  2. Vorrei fare a tutti chiaro,
    Vorrei dire solo questo,
    Per me la Bellezza dell'anima,
    E quella del corpo,
    Sono gioielli del Sole.
    Per questo non mi nasconderò
    mai... dentro al mio nido...
    Fino all'ultimo mio istante.
    Ma continuerò di amare...
    e di Essere Amata!

    Saffo
    trad, Lunapiena

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  3. Ho avuto dalla vita
    la maggior ricchezza,
    la gioia si essere amata
    e sono pur convinta
    di non essere mai dimenticata

    Saffo
    Trad. Lunapiena

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  4. L' Eros mi paralizza il corpo!
    Mi ha sempre impressionata.
    Questo dolceamaro...
    invincibile Serpente,
    mi porta sempre in crisi..

    Saffo
    Trad. Lunapiena

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  5. Il tempo e la mia età
    Hanno offerto al mio corpo
    mille rughe
    L' Eros non ha fretta,
    di volare intorn' a me...
    e regalarmi il suo "dolore"
    Per gentilezza suona per me
    canti di dolce profumo
    dei fiori d'amore.

    Saffo
    Trad. Lunapiena

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  6. Non si puo rompere mai
    un Cuore Testardo!!!!

    Saffo
    trad. Lunapiena

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  7. Con Saffo per la prima volta si prendono le distanze dai poemi omerici, che avevano sempre costituito modelli a cui tutti i lirici greci ricorrevano.

    La poetessa introduce una grande innovazione, sottolineando l’importanza dei sentimenti e della memoria che stabilisce un rapporto tra passato e presente, accrescendo l’intensità degli affetti.

    Saffo possiede una straordinaria capacità di trasformare i fenomeni della realtà in un’atmosfera musicale, grazie all’accurata scelta di immagini, vocaboli e suoni. Ruolo fondamentale acquista il mondo della natura che diventa termine di paragone con le passioni e i sentimenti e crea un senso di armonia e bellezza.

    Una magica luminosità, dalla luce dell’aurora al tramonto, alla notte di plenilunio è caratteristica dello stile di Saffo e investe tutta la terra con i fiori e i frutti, che diventano termini di paragone.

    Espero, tutto riporti
    Quanto disperse, la lucente Aurora:
    riporti la pecora,
    riporti la capra,
    ma non riporti la figlia alla madre.

    ( fr. 120 )

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  8. Gli astri d'intorno alla leggiadra luna
    Nascondono l'immagine lucente,
    quando piena più risplende,
    bianca sopra la terra.
    ( fr.4 )

    Ho una bella fanciulla
    Simile nell'apetto ai fiori d'oro,
    la mia Cleide diletta.
    Io non la darei né per tutta la Lidia
    Né per l'amata…
    ( fr.152 )

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  9. Come sui monti un fiore di giacinto:
    lo pestano coi piedi i pastori,
    e a terra
    il fiore purpureo giace.
    ( fr. 117 )

    Motivo ricorrente è anche la raffinatezza degli oggetti, delle acconciature, delle vesti, che è simbolo del piacere di vivere e del gusto di Saffo. L’oro è presente ovunque e conferisce agli oggetti preziosità e luminosità, importante risulta anche l’uso di numerosi aggettivi.

    La poetessa ci descrive graziose fanciulle , adolescenti nel fiore degli anni dalla dolce voce: in tutte le sue opere domina un senso di bellezza, che rimane però un valore soggettivo.

    Infatti secondo Saffo
    “il bello è ciò che si ama”:
    la poetessa nega quindi l’esistenza di una scala di valori stabilita in modo assoluto, rivalutando l’importanza della scelta del singolo individuo e affermando la superiorità dei sentimenti. In questa luce viene giustificato il comportamento di Elena, che abbandonò la sua casa per seguire l’uomo che amava, perché l’amore, anche se tormentato, è sempre espressione della gioia di vivere.
    Nell’ambiente del tiaso le fanciulle andavano via all’inizio della vita matrimoniale: ciò era fonte di grande dolore, nostalgia , rimpianto, che potevano essere attenuati solo tramite il ricordo delle gioie trascorse. Per questo è di importanza fondamentale la memoria degli affetti, che lega il passato al presente e permette di sopraffare il desiderio di morire che nasce dal dolore.

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  10. Tramontata è la luna
    e le Pleiadi a mezzo della notte ;
    anche giovinezza già dilegua ,
    e ora nel mio letto resto sola.

    Scuote l'anima mia Eros,
    come vento sul monte
    che irrompe entro le querce;
    e scioglie le membra e le agita,
    dolce amara indomabile belva.
    Ma a me non ape, non miele;
    e soffro e desidero.
    (fr. 94)

    Saffo

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  11. Lontano, in Sardi, ella è,
    ma qui abita il suo cuore.
    Quando eravamo insieme,
    tu eri come dea per lei,
    e il tuo cantare
    era la sua gioia più grande.

    Ora, tra le donne di Lidia,
    brilla di bellezza, come,
    caduto il sole.
    splende la luna dalle dita di rosa,
    tutte le stelle vincendo ;
    e la sua luce posa
    sul salso mare
    e sopra le campagne fiorite,
    e la fresca rugiada discende,
    e si aprono le rose
    e i teneri timi
    e il meliloto in fiore.
    E sempre, lontana, la cara
    Attide rammentando,
    di desideri si strugge
    e tristezza le pesa sul ciore.
    E alto grida che andiamo colà,
    e il suo grido, attraverso il mare,
    ce lo ridice
    la notte dalle molte orecchie.
    (fr. 98 )

    Saffo

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  12. Poesia di Saffo
    tradotta da S.Quasimodo


    A me pare uguale agli dei
    chi a te vicino così dolce
    suono ascolta mentre tu parli
    e ridi amorosamente. Subito a me
    il cuore si agita nel petto
    solo che appena ti veda, e la voce
    si perde sulla lingua inerte.

    Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
    e ho buio negli occhi e il rombo
    del sangue alle orecchie.
    E tutta in sudore e tremante
    Come erba patita scoloro:
    e morte non pare lontana
    a me rapita di mente.

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  13. Dolce madre, non posso tessere
    questa tela...

    Saffo



    Popolano la mente folle di pensieri
    ma tutti s’incentrano su colui
    e gli occhi disperdo negli occhi suoi.
    Non son piu' mie le luci dello sguardo
    a cercar di lui, ne i gesti sono miei
    che dissocio da me come il palmo
    che insegue il viandante e a lui chiede:
    - Sei colui?
    I passi li rinnovo alla ricerca
    di chiedere di lui seguendo l’orme.
    Non cesso di cercarlo benche' il luogo
    ignori ma nel mondo egli vive,
    un cammino persegue, s’intreccera' col mio.
    Lo sentiro' che approssima il suo passo
    benche' felpato, benche' cosi lieve
    che si confonde col fruscio del vento.
    O mia ventura sento s’avvicina,
    sentir di lui silente,
    sentire del suo passo lieve come il vento.
    Mi diranno di lui che s’avvicina.
    Non so chi mi dire', forse le luci
    degli occhi che cercano il suo sguardo,
    forse la scintilla che l’anima sprigiona
    e di lui cerca e trova le sue luci,
    pure esse alla ricerca di me del raggio suo.
    Madre, la tela non vedra' inizio e fine
    finche' non trovero' sul mio cammino
    quello ch’io cerco e lui che mi ritrovi.

    Giovanni Barricelli

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  14. La dolce mela

    Come la dolce mela rosseggia sull'alto ramo,
    alta su quello più alto,
    la dimenticarono i raccoglitori di mele ...
    no, non la dimenticarono,
    ma non riuscirono a raggiungerla...

    Saffo

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  15. SAFFO'

    Vita e opere
    Saffo, prima figura di donna nella letteratura europea, nacque da una famiglia aristocratica a Ereso, nell’isola di Lesbo e visse fra il VII e il VI secolo a.C. Trascorse la maggior parte della sua esistenza a Mitilene, la più importante città di Lesbo, educando le giovani
    degli ambienti nobili.

    Saffo fa raramente menzione delle lotte politiche da cui Lesbo era travagliata; tuttavia dovette trascorrere un periodo d’esilio in Sicilia. Da alcuni suoi frammenti siamo venuti a sapere di una storia d’amore che coinvolse uno dei suoi tre fratelli, Carasso, che si era recato in Egitto per commercio e si era invaghito di una cortigiana, Dorica.

    Ebbe un marito, il cui nome è forse Cercila di Andro, e una figlia di nome Cleide. Secondo alcune leggende, Saffo, piccola e bruna, si innamorò del giovane Faone, che non ricambiava il suo amore e per questo motivo si suicidò gettandosi dalla rupe di Leucade. Questa leggenda è da imputarsi ai poeti della commedia che avevano preso spunto da alcuni canti in cui Saffo menzionava Faone: costui era solamente un personaggio mitologico.

    L’ambiente in cui si svolse la vita di Saffo è il tiaso ossia la comunità fondata sulla religione d’Afrodite dove si sviluppava la formazione culturale e sociale di fanciulle aristocratiche e in cui l’educazione dei sentimenti.
    Per quanto riguarda la produzione letteraria, l’opera di Saffo è composta nel dialetto eolico della sua patria.

    Venne curata da grammatici alessandrini e suddivisa in nove libri, a seconda dei diversi metri usati. Attualmente abbiamo a disposizione un’intera ode, parti di altre odi, giunteci anche tramite citazioni indirette, e un considerevole numero di frammenti più brevi.

    Nell’intera opera è possibile individuare due gruppi, differenti per tematiche e stile: il gruppo numericamente più ridotto è composto soprattutto da epitalami, canti corali eseguiti in occasione delle nozze di una delle fanciulle del tiaso; al contrario nelle poesie del secondo gruppo, quello più importante e numeroso, Saffo parla in prima persona, rivolgendosi a dei e uomini per esprimere in forma autobiografica le proprie emozioni e riflessioni, riguardanti soprattutto l’esperienza erotica.

    lycos.it/lgreca/saffo.htm

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  16. Passione d'amore


    Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto
    ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente
    i dolci detti e l'amoroso canto!
    A me repente,
    con più tumulto il core urta nel petto:
    more la voce, mentre ch'io ti miro,
    su la mia lingua nellefauci stretto
    geme il sorriso.
    Serpe la fiamma entro il mio sangue, ed ardo:
    un indistinto tintinnio m'ingombra
    gli orecchi, e sogno: mi s'innalza al gaurdo
    torbida l'ombra.
    E tutta molle d'un sudor di gelo,
    e smorta in viso come erba che langue,
    tremo e fremo di brividi, ed anelo
    tacito, esangue.

    Saffo

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  17. La Dolce Mela
    Come la dolce mela rosseggia sull'alto ramo,
    alta su quello piu' alto,
    la dimenticarono i raccoglieri di mele...
    NO, non la dimenticarono,
    ma NON riuscirono a raggiungerla.

    Vento
    L'amore m'ha squassato
    come vento del monte
    che piomba sulle querce...

    Saffo'

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  18. Notte Deserta
    E' sparita la Luna e le Pleiadi.
    Mezzanotte trapassa tempo
    ed io mi addormento, sola.

    Plenilunio
    gli astri dormono d'intorno
    alla leggiadra Luna
    nascondono l'immagine lucente,
    quando al suo colmo risplende
    bianca sopra la Terra.

    Saffo'

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  19. Un esercito di cavalieri, dicono alcuni,
    altri di fanti, altri di navi,
    sia sulla terra nera la cosa più bella:
    io dico, ciò che si ama.
    È facile far comprendere questo ad ognuno.
    Colei che in bellezza fu superiore
    a tutti i mortali, Elena, abbandonò
    il marito
    pur valoroso, e andò per mare a Troia;
    e non si ricordò della figlia né dei cari
    genitori; ma Cipride la travolse
    innamorata.

    ora mi ha svegliato il ricordo di Anattoria
    che non è qui;
    ed io vorrei vedere il suo amabile portamento,
    lo splendore raggiante del suo viso
    più che i carri dei Lidi e i fanti
    che combattono in armi.

    Saffo'

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  20. Afrodite immortale dal trono variopinto,

    figlia di Zeus tessitrice d’inganni, ti prego,

    non piegarmi con affanni ed angosce

    l’animo, o veneranda;

    orsì vieni qui, se mai anche un’altra volta

    udendo il mio grido da lontano,

    (l’)ascoltasti e, abbandonata la casa dorata del padre,

    giungesti

    dopo aver aggiogato il carro: ti conducevano

    i bei passeri veloci sulla nera terra

    sbattendo fitte le ali dal cielo

    attraverso l’aere;

    subito giunsero: e tu, o beata,

    sorridendo col volto immortale

    (mi) domandavi che cosa ancora avessi patito

    e perchè ancora (ti) chiamassi

    e che cosa soprattutto desiderassi ottenere

    con animo folle (oppure: che si realizzasse

    per me nel mio cuore folle):

    “Chi di nuovo devo convincere

    ad accettare il tuo amore (oppure:

    a condurre se stessa al tuo amore)?

    Chi, o Saffo, ti fa torto?

    E infatti, se fugge, presto inseguirà,

    e se non accetta doni, poi (ne) offrirà,

    e se non (ti) ama, presto (ti) amerà

    anche contro voglia”

    Vieni ancora da me e liberami dai penosi

    affanni e quanto il cuore desidera compiere,

    compilo per me e tu stessa

    sii (mia) alleata.


    Saffò

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  21. L’ode "della gelosia"

    Fr. 31 Voigt



    Mi sembra che sia uguale agli dei

    quell’uomo che di fronte a te

    siede e (standoti) vicino ascolta (te)

    che parli dolcemente

    e amabilmente ridi, e questo davvero

    mi fa balzare il cuore nel petto,

    come infatti io ti vedo, subito

    non mi è più possibile dire nulla,

    ma la lingua si spezza, sottile

    un fuoco subito mi scorre sotto la pelle,

    non vedo nulla con gli occhi,

    ronzano le orecchie,

    un freddo sudore mi avvolge, un tremito

    (mi) prende tutta, e più verde dell’erba

    (io) sono, e poco lontana dall’esser morta

    sembro a me stessa.

    Ma tutto si può sopportare, poichè….


    Saffò

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  22. Il mondo poetico di Saffo può apparire chiuso ed impenetrabile, ma non è difficile comprendere la genesi dei versi sensibilissimi e delicati;
    il suo animo femminile non poteva certo cantare secondo
    i motivi usuali della lirica del suo tempo,le lotte politiche non l'attraevano "non sono donna di pertinaci rancori,
    ma l'anima ho mite", armi e apparecchi militari
    non le interessavano

    "chi una schiera di cavalli ,
    chi di fanti,
    chi uno stuolo di navi
    dice essere la cosa più bella
    su la nera terra,
    io invece ciò che si ama",

    e tantomeno era portata per l'esaltazione del simposio
    o delle espressioni dei piaceri effimeri collegati,
    ad esempio,alle gioie del vino.
    Portata per l'introspezione Saffo coltivò soprattutto la vena intimistica, ed è appunto con lei che nella poesia nasce l'interiorità, favorita proprio dalla condizione femminile nel mondo greco, condizione che per lei non era di chiusura giacchè, nata in una famiglia aristocratica, aveva rapporti
    di società, viaggiava , scambiava versi con Alceo, era anche moglie e madre dalla vita normale, senza che ciò interferisse con la sua attività nel tiaso e col suo essere poetessa.

    In un'epoca e in un ambiente in cui la donna godeva
    di una certa autonomia e indipendenza, Saffo si ripiegava
    in se stessa, si creava un suo mondo poetico, i
    n una cerchia diversa da quella dell'uomo,
    quasi in isolamento, cercando calore per la sua anima soprattutto nel bello della natura:

    i fiori, gli usignoli, i paesaggi notturni
    e le scene di primavera la deliziavano
    con uno stupore quasi infantile,
    facendole apprezzare della bellezza
    soprattutto la leggiadria e la grazia,
    virtù squisitamente femminili.

    Saffò


    Da un epigramma sepolcrale che scrisse per lei Tullio Laurèa,un amico di Cicerone, si apprende che gli antichi conoscevano una raccolta dei carmi di Saffo divisa
    in ben nove libri: dell'enorme produzione lirica sono stati tramandati scarsi brani ,quasi tutti incompiuti, tuttavia sufficienti a rilevare nelle sue composizioni una tecnica unica,un sentimento che sgorga dal profondo dell'anima assetata di amore e di bellezza, che investe
    ed anima personaggi e cose.

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  23. Tecnica caratteristica è quella di trarre materia
    ed occasione del suo canto dalle scene di vita quotidiana
    per trasfigurarle in un mondo fantastico,in cui trionfano ,
    in perfetta armonia ed equilibrio di colori ed immagini,
    la bellezza,l'amore e la luce.
    Saffo, come tutti gli antichi, viveva la natura in un 'aura di sacralità, sole, luna , mare, fiori, erano considerati entità sacre che pure le suggerivano immagini intime
    di raccoglimento e contemplazione della bellezza.
    Ecco, allora, che in un giorno di primavera rievoca un tempio dell'isola di Creta visitato di persona o che solo le è stato descritto , ed al ricordo si sovrappone una visione smagliante di colore:

    Qui da noi: un tempio venerando,
    un pomario di meli deliziosi,
    altari dove bruciano profumi
    d'incenso,un'acqua
    freddissima che suona in mezzo ai rami
    dei meli, e le ombre dei rosai
    in tutto il posto, e dalle foglie scosse
    trabocca sonno,
    poi un florido prato, coi cavalli,
    i fiori della primavera, aliti
    dolcissimi che spirano…
    dove Cipride coglie le corone
    e delicatamente mesce un nettare
    che si mescola nelle grandi feste,
    in coppe d'oro…

    E nella solitudine di una notte senza luna e senza stelle
    si riflette la solitudine del suo animo:

    E' tramontata la luna,e le Pleiadi;
    e la notte è a metà,
    ed il tempo trapassa,
    ed io riposo in solitudine".

    Anche l'idea della morte nella poesia di Saffo suggerisce armoniose immagini di serenità e di bellezza perchè
    per Saffo il regno delle tenebre non può non avere
    giardini coperti di fiori e bagnati di rugiada:

    E mi prende un desiderio di morire,
    e di vedere le rive dell'Acheronte
    coperte di rugiada, fiorite di loto".

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  24. E grande sensibilità vibra anche nelle liriche dedicate
    alle amiche del tiaso;la bellezza di un 'amica assente, Attide, che spicca a Sardi fra le donne lidie, suggerisce
    una visione di cielo notturno in cui brilla l'astro lunare:

    "Forse in Sardi
    spesso col pensiero qui ritorna
    nel tempo che fu nostro: quando
    eri per lei come una Dea rivelata,
    tanto era felice del tuo canto.
    Ora in Lidia è bella fra le donne
    come quando il sole è tramontato
    e la luna dalle dita di rose
    vince tutte le stelle e la sua luce
    modula sulle acque del mare
    e i campi presi d'erba:
    e la rugiada illumina la rosa,
    posa sul gracile timo
    e il trifoglio simile a fiore.
    Solitaria vagando , esita
    A volte se pensa ad Attide:
    di desiderio l'anima trasale,
    il cuore è aspro.

    E d'improvviso:"Venite!" urla;
    e questa voce non ignota
    a noi per sillabe risuona
    scorrendo sopra il mare.

    Saffò

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  25. Il tema predominante affrontato è sempre quello dell'amore, considerato da Saffo il più potente
    dei sentimenti umani, il cui ruolo è determinante nella vita e nell'educazione del tiaso, e colto in tutte le sue sfumature, sia quello travolgente della passione
    sia quello del turbamento adolescenziale della fanciulla che lo confida alla madre:

    Mammina mia, non posso più battere il telaio,
    stregata dall'amore per un ragazzo
    per opera della languida Afrodite.

    Il tiaso diretto da Saffo era consacrato alle Muse
    e ad Afrodite,non stupisce perciò che nei versi della poetessa compaia spesso la dea come presenza benevola. Famosa fin dall'antichità è la composizione dedicata appunto ad Afrodite , un inno d'invocazione,
    una preghiera tradizionale nella forma ma innovativa
    nel contenuto, poco religiosa, giacchè poetessa
    e dea sono poste in diretto rapporto confidenziale,
    in dolce patto d'alleanza, fino ad annullare ,
    con complicità tipicamente femminile,
    la distanza tra umano e divino:

    Afrodite immortale dal trono variopinto,
    figlia di Zeus, insidiosa, ti supplico,
    non distruggermi il cuore di disgusti,
    Signora, e d'ansie,
    ma vieni qui, come venisti ancora,
    udendo la mia voce da lontano,
    e uscivi dalla casa tutta d'oro
    del Padre tuo.

    prendevi il cocchio e leggiadri uccelli veloci
    ti portavano sulla terra nera
    fitte agitando le ali giù dal cielo
    in mezzo all'aria,
    ed erano già qui e tu, o felice,
    sorridendo dal tuo volto immortale,
    mi chiedevi perchè soffrissi ancora,
    chiamavo ancora,
    che cosa più di tutto questo cuore
    folle desiderava:" chi vuoi ora
    che convinca ad amarti?
    Saffo,dimmi,
    chi ti fa male?

    Se
    Se ora ti sfugge, presto ti cercherà,
    se non vuole i tuoi doni ne farà,
    se non ti ama presto ti amerà,
    anche se non vorrai".

    Vieni anche adesso, toglimi di pena.
    Ciò che il cuore desidera che avvenga,
    fa' tu che avvenga.
    Sii proprio tu
    la mia alleata.

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  26. Nei versi che seguono ,frammenti intensi e suggestivi che pure esaltano il sentimento amoroso, l'amore s'impone invece come forza ,in profonda analisi psicologica:

    Eros mi ha squassato la mente
    come il vento del monte
    si scaglia sulle querce.

    Nel canto di Saffo, come in tutta la letteratura greca, ritroviamo anche la caratteristica dell'erotismo, spesso censurata dall'interpretazione moderna, eppure l'eros,
    da Omero fino alla produzione ellenistica, fu elemento
    ben presente in molteplici aspetti,
    eliminato dalla letteratura ufficiale solo
    con l'avvento dell'ebraismo
    e soprattutto del Cristianesimo.

    Per meglio comprendere il rapporto che i Greci avevano
    con l'eros è necessario ricordare che differente fu il loro concetto di morale, la nostra cultura confina l'eros
    nel tabù,invece i Greci lo legavano alla religiosità tradizionale e lo vivevano come rito della fecondità
    e celebrazione misterica;
    inoltre non separavano rigidamente l'eros eterosessuale
    da quello omosessuale, frequenti sono infatti nell'Iliade
    le allusioni ai legami omoerotici, come quelli tra Achille e Patroclo, e la stessa figura di Elena è rappresentata
    come intrisa di irresistibile sensualità.

    Per quanto riguarda gli uomini sono i dialoghi di Platone
    ad attestare l'esistenza dell'erotismo maschile ma anche
    in molte commedie di Aristofane, come la Lisistrata,
    si ritrova conferma della libertà dell'erotismo
    nella cultura greca,
    come pure è testimoniata la pratica dell'incesto
    nella riflessione della poesia tragica, dall'Edipo Re di Sofocle agli epigrammi e al romanzo dell'età ellenistica,
    che affrontavano l'eros in tutti i suoi aspetti.

    Fu, poi, con la diffusione della cultura giudaico-cristiana ,
    e soprattutto con quella del cristianesimo, che le tematiche dell'erotismo vennero emarginate e addirittura eliminate
    fino a compromettere la stessa corretta comprensione
    del patrimonio culturale greco.

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  27. Saffo esercitò una notevole influenza sui suoi contemporanei , soprattutto su Alceo,Teognide, Bacchilide
    e Teocrito, e Strabone cosi si espresse su di lei:

    "Saffo, un essere meraviglioso!
    Che in tutto il passato
    di cui si ha memoria,
    non appare che sia esistita mai una donna,
    la quale potesse gareggiare con lei nella poesia,
    nemmeno da lontano"

    la sua fama eguagliò quella di Omero eppure,
    proprio quando era più ammirata,
    cominciò ad essere infangata.
    I suoi versi ,in cui la rievocazione delle scene
    è sempre limpida e chiara,
    come sincero fu il sentimento ispiratore dei versi,
    l'amicizia che la legava alle sue compagne,
    furono spesso denigrati fin dall'antichità:
    basti pensare ad Orazio che defini Saffo
    dispregiativamente "mascula".

    Il processo denigratorio nei suoi confronti risale, però,
    ai commediografi attici ,che l'accusarono di cattivi costumi, di bruttezza fisica e che arrivarono persino ad attribuirle
    un suicidio per amore dalla rupe di Leucade
    (come riprende Leopardi),
    perchè invaghitasi senza speranza del bellissimo Faone;
    più onesti e sinceri gli entusiasmi di Platone,
    che chiamarono Saffo bella e saggia,
    di Teofrasto che ne rilevò la grazia
    e di Plutarco che ne attestò l'ardore del cuore.

    Grazia, soavità e passione sono queste le caratteristiche della poesia di Saffo: il suo amore fu squisitamente femminile, investi tutto ciò che la circondava,
    in delicatezza e levità, tanto che ancora oggi
    puς essere considerata la più grande poetessa
    di tutti i tempi perchè nessuna donna,
    ha saputo cantare l'amore come lei,
    in purezza e sincerità.

    opera di Francesca Santucci

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  28. Saffo, la più grande poetessa del mondo antico, vissuta nel VI sec. a.C. "Divina dolce ridente Saffo " la definì il poeta Alceo, suo contemporaneo e nativo di Mitilene, nell'isola di Lesbo, dove Saffo visse a lungo e dove, dopo un esilio probabilmente in Sicilia, morì in tarda età. Della sua vita si sa inoltre che ebbe una figlia amatissima, Cleide; e pare appurato che sia un'invenzione la storia che vuole la poetessa vanamente innamorata del barcaiolo Faone per il quale si sarebbe suicidata gettandosi dalla rupe di Leucade.

    A Mitilene, Saffo diresse una comunità femminile, chiamata dagli studiosi Tiaso; più importante e aggregante di una semplice scuola, questa comunità fu dedicata al culto della dea Afrodite e intrisa di sacralità.

    Dai frammenti della poetessa apprendiamo infatti emozionanti momenti della vita quotidiana in questa specie di "college" per sole donne: le ragazze cantavano, danzavano, tessevano, amavano, in uno stato di armonia e di grazia.

    Nel III secolo a.C. i grammatici alessandrini raccolsero le sue liriche in otto o nove libri, di cui purtroppo sono giunti a noi solo alcuni frammenti.

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  29. Ma di quale errore, di quale grande misfatto
    mi sono macchiata prima di nascere,
    tanto che così ostili mi fossero
    il cielo e il volto del destino?
    In che cosa ho peccato da bambina,
    quando la vita è ancora innocente?
    ............

    Tutto è mistero,
    tutto tranne il nostro dolore.
    Siamo nati per piangere,
    come figli abbandonati,
    e solo il cielo ne conosce il motivo.
    .............

    E tu, che io inutilmente ho amato tanto,
    tu a cui mi legarono una lunga fedeltà
    e un'implacata e vana bramosìa d'amore,
    vivi felice,
    se felice qualcuno sia mai vissuto su questa terra.

    traduzione libera
    del "Ultimo canto di Saffo"
    di Giacomo Leopardi

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  30. Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
    macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
    il ciel mi fosse e di fortuna il volto?
    In che peccai bambina, allor che ignara
    di misfatto è la vita?
    ..........

    Arcano è tutto, fuor che il nostro dolor.
    Negletta prole nascemmo al pianto,
    e la ragione in grembo dei celesti si posa.

    ..........

    E tu cui lungo amore indarno,
    e lunga fede e vano
    d'implacato desìo furor mi strinse,
    vivi felice, se felice in terra
    visse nato mortal.

    ..........

    da "Ultimo canto di Saffo"
    di Giacomo Leopardi (1798-1837)
    Gennaio 1822

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