Κυριακή 18 Νοεμβρίου 2007

ΓΙΑΝΝΗΣ ΡΙΤΣΟΣ

................................................ Mikis Theodorakis - Romiosini (part 2, live) ............................................ Mikis Theodorakis - Romiosini (part 3, live)
..................................... Se ne è andata ogni cosa. E' rimasta solo questa grande calma. E questa sensazione straordinaria: che niente è andato perduto, niente si perde. Tra questi volti,
tutti familiari e amati,
è rimasto solo il tuo volto. Yannis Ritsos

20 σχόλια:

  1. ΄Οταν σφίγγουν το χέρι
    ο Ήλιος είναι βέβαιος για τον κόσμο,
    όταν χαμογελάνε
    ένα μικρό χελιδόνι φεύγει
    απ'τ'άγρια γένεια τους
    όταν κοιμούνται
    δώδεκα άστρα πέφτουν
    από τις άδειες τσέπες τους
    όταν σκοτώνονται
    η Ζωή τραβάει την ανηφόρα
    με σημαίες και με ταμπούρλα

    Γιάννης Ρίτσος

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  2. Quando si alza il pugno
    Il Sole e' sicuro per il Mondo
    Quando sorridono
    una piccola rondine scappa
    dalla loro dura barba
    Quando dormono
    dodici stelle cadono
    dalla loro tasche vuote
    Quando gli uccidono
    La Vita cammina alla salita
    con Bandiere e Tamburi...

    Gianni Ritsos
    trad. Lunapiena

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  3. Nato nel 1909 a Monemvasia nel sud del Peloponneso. Comunista, prese parte alla resistenza antinazista. Negli anni tra il 1948 e il 1952 subì il campo di concentramento e il confino. Dopo il colpo di stato del 1967 fu nuovamente deportato e torturato. Solo in seguito alla protesta internazionale fu posto, gravemente malato, in libertà vigilata a Samos. Nel 1977 ricevette il premio Lenin. L'esordio di Ritsos risale alla raccolta Trattori (1934), in cui prevalgono le tinte fosche e un crepuscolarismo di maniera. Nel 1936 la sua poesia ha una svolta: il poema Epitaffio ispirato alla morte di un manifestante, chiude una prima fase del suo lavoro. Testi come Lo straniero, quasi contemporanei, mostrano accanto ai segni della sua adesione alla poesia d'avanguardia, un uso più frequente del processo analogico e associativo, e una preferenza per temi più luminosi e sereni. Durante la dittatura di Metaxas, La canzone per mia sorella (1937) fu letta come un testo di resistenza passiva. Gli anni della guerra civile e delle persecuzioni politiche suggerirono a Ritsos poesie nelle quali afferma ostinatamente la sua fede nell'uomo e denuncia l'oppressione: Epitaffio e Makronissos (1957). Un nuovo ciclo ha inizio con La sonata al chiaro di luna (1956): ampio monologo rivolto a una persona che tace. L'andamento discorsivo, che punta sulla durata e sull'accumulazione, trova sbocco in questo modulo larvatamente teatrale, che sarà ulteriormente valorizzato grazie a nuovi temi: in Filottete, Crisotemi, Elena, Ismene, Oreste. la memoria del poeta si identifica con quella dei personaggi mitologici, in cerca di una perennità del mondo greco. Da ricordare anche alcune sue poesie brevi, molto incisive: Diciotto canzonette per la patria amara, Dodici poesie per Kavafis, Portineria, Poesie di carta.

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  4. DOV’ E’ VOLATO IL MIO RAGAZZO
    ΠΟΥ ΠΕΤΑΞΕ τ'ΑΓΟΡΙ μου
    POU PETAXE T’AGORI MOU

    Yannis Ritsos

    Dov’è volato il mio ragazzo?
    Dov’è andato? Dove mi lascia?
    La gabbia è rimasta senza uccello, senz’acqua la fontana.

    Perché non sei rimasto nella tua casa bianca, amore,
    saresti stato il mio padrone, il mio passerotto,

    ti avrei offerto sul palmo chicco a chicco la mia vita,
    sarei vissuta alla tua ombra, mio albero gagliardo.

    Non ti sei fermato a prendere il tesoro di nessuna ragazza;
    sei sempre corso avanti, splendido cavaliere.

    La tua felicità era donare, la tua gloria
    Sollevare da terra oppressi e sofferenti.

    Dolcezza mia, hai regalato al mondo tutta la tua ricchezza
    Tutto hai donato, lasciando me senza calore.

    Figlio, non so se devo chinarmi, spezzarmi il cuore
    o rimanere eretta a dire la tua gloria.

    A volte sgrano come un rosario le tue grazie,
    altre volte lego insieme i singhiozzi in un lamento.

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  5. “Piccolo popolo, che combatte
    senza spade né pallottole
    per il pane di tutto il mondo,
    la luce e il canto:
    sotto la lingua trattiene i lamenti e gli evviva
    e come si mette a cantarli,
    si fendono le pietre”
    Versi di Yannis Ritsos
    Musica di Mikis Theodorakis

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  6. "La Grecia in ogni istante in ogni luogo
    muta solitaria conoscenza
    la Grecia nascosta ci dà pena
    automobili corrono turisti lampioni
    la Grecia immobile su una pietra mutilata
    i piedi nudi sulle spine
    un drappo bianco sulle ginocchia
    uno spago rosso al polso

    Versi di Yannis Ritsos

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  7. I suoi gesti
    i suoi capelli
    le sue mani
    un soldato solo
    nel bosco
    un aquilone
    abbandonato sulla pietra
    un pezzo di strada
    sotto il sole abbagliante
    strada bagnata
    d’acqua sconosciuta.

    Gianni Ritsos

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  8. Corpo nudo
    coricato o eretto
    geografia ignota
    studiata mille volte
    appresa a memoria
    ignota –
    ho udito il colpo –
    chi ha gettato i dadi
    sulle mattonelle del bagno?

    Giannis Ritsos

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  9. Anche le parole
    vene sono
    dentro di esse
    sangue scorre
    quando le parole si uniscono
    la pelle della carta
    s’accende di rosso
    come nell’ora dell’amore
    la pelle dell’uomo
    e della donna.

    Gianni Ritsos

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  10. Poi fece notte
    due sedie di legno
    sulla luna
    sulle sedie
    loro due scalzi
    l’uno di fronte all’altra
    toccandosi appena gli alluci.

    Giannis Ritsos

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  11. Crisòtemi

    [...]

    Di pomeriggio tardi, inverno e estate,
    nel giardino, o qui alla finestra,
    sotto l’influsso della stella della sera,
    sollevavo la mano sinistra
    a sfiorarmi le labbra, lentamente,
    con cura, distrattamente, torno
    torno, come per aiutare il formarsi
    d’una parola sconosciuta
    o come dovessi inviare
    a qualcuno un bacio procrastinato.

    A quei tempi, spesso,
    passeggiando da sola in giardino,
    capitava che mi s’avvicinasse alle spalle
    senza far rumore la luna, e d’improvviso
    mi tappasse con le mani gli occhi domandando:
    “Chi sono?”.
    “Non so, non so”,
    rispondevo perché lo richiedesse.
    Ma lei non ripeteva la domanda.
    Disserrava le dita. Mi voltavo.
    Faccia a faccia, noi due.
    La sua guancia fresca
    contro la mia guancia;
    e il suo sorriso pieno
    – glielo strappavo e via di corsa;
    lei mi rincorreva intorno alla fontana.

    Una notte mi sorprese sul fatto mia madre:
    “Con chi stai parlando?”.
    “Rincorrevo il gatto
    per impedirgli di mangiare i pesci rossi”,
    risposi. “Stupida”,
    disse mia madre; “non crescerai mai”.
    Proprio in quel mentre,
    il gatto mi si strusciò davvero sui piedi.

    Un grande pesce rosso
    si lanciò fuori dalla fontana.
    Il gatto l’afferrò
    e si nascose tra le rose.
    Gridai. Lo rincorsi –
    (temevo che mi mangiasse
    una mano della luna);
    mia madre mi credette.

    Avviene sempre così.
    Non sappiamo più come comportarci,
    come parlare, a chi, e che cosa dire.
    Restiamo soli con invisibili travagli,
    in guerre invisibili, senza vittoria né sconfitta,
    con una moltitudine di invisibili nemici
    o, semmai, di ostilità.

    E nel contempo
    con una folla d’alleati
    – invisibili anch’essi – come la luna
    del vecchio giardino,
    come il pesce rosso e perfino il gatto.

    [...]

    Yannis Ritsos

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  12. Ghiannis Ritsos
    Quarta dimensione


    La forza dell’Ellade, il fascino assoluto del suo mistero, si incarnano, nei cinque poemetti raccolti in questo volume, nella figura di altrettante donne-eroine che ci raccontano, con la loro tragica e maestosa voce, la fatica e la sofferenza dell’esistenza, ma anche l’amore e la gioia di poter dire: “io sono viva!”: Crìsotemi, relitto dei tempi; Ismene, figlia d’Edipo; Fedra, folle d’amore; Elena, che fu bella e fatale; Persefone, sepolta viva. Le Signore del Mito, che è la vera “quarta dimensione”, mentre il lettore le ascolta raccontare di sé, in un contesto temporale indeterminato, e quindi assoluto e mitico, assumono contorni assolutamente umani quanto più si stagliano nella loro sublime grandezza, fatta di dolore e di passione, di intelligenza e di coraggio, di travolgente impeto di vita. Ritsos, il Maestro della poesia greca contemporanea, ci immerge nella quarta dimensione restituendoci un mondo che credevamo sepolto nelle sale dei musei o nelle pagine di libri polverosi. Paradossalmente Ritsos, decostruendo il mito originale e reinventandolo, ci insegna che esso in realtà non muore mai, che le potenti figure della leggenda ci raccontano di noi e del nostro dolore, come un oracolo. Il trionfo finale è sempre della vita, come nota Ezio Savino nella sua essenziale introduzione: “Non c’è vera morte, in questi versi greci. Il Maestro ha una missione: ostinarsi a inneggiare alla vita”.


    Quarta dimensione
    traduz. di Nicola Crocetti

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  13. Ghiannis Ritsos
    Il funambolo e la luna


    Ritsos, fra i poeti moderni, è l’uomo della selezione negata. Come un ladro – l’immagine è sua – il poeta depreda il mondo. Muscoloso enciclopedista del canto, è condannato a leggere, a integrare nelle sue fantastiche armonie ogni scheggia di reale: dalla formica che cammina sghemba sul muro scrostato, al cappello di paglia della ragazza, alla trottola che quasi “ritmava la rotazione della Terra”. Altri si sentirono votati a questa decifrazione mostruosa e sublime: Montale, che scrutava i segreti codici di labili segni di zampe sulla spiaggia inondata; Borges che nella crepa del muro leggeva gli universi. L’occhio di Ritsos è più quieto, quasi festoso. Il suo macinare le cose tradisce la soddisfazione pacata della scoperta, e il gusto arguto, esteriormente semplice, di comunicarla travestita da poesia. La realtà è magma di schegge. L’occhio può cogliere i nessi. Ma altre volte i vincoli restano segreti. La poesia di Ritsos è fedele specchio. Ora è singolo verso. Ora è poesia breve. Ora è poema ritmato in lasse, come il Funambolo. Ma anche nel Funambolo (o nelle altre poesie qui raccolte) il canto s’incapsula in parole singole accostate, in sequenze di nomi d’oggetti sospesi come ghirlande ingrigite tra le macchie luminose delle immagini più nobili. Ma non è così anche la realtà: ombra e luce, trita quotidianità e scatto eroico?

    Il funambolo e la luna
    trad. di Nicola Crocetti

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  14. .. Sempre l’amore
    – come diceva Ione;
    – principio e fine;
    e di nuovo l’amore,
    oltre la morte Ione –
    Era di giugno,
    splendido meriggio,
    e Ione seminudo,
    una catenina d’oro
    con una piccola croce
    sull’ampio petto,
    le gambe prese
    da antiche statue di aurighi.
    E forse sarebbe
    partito un giorno
    su una barca a vela bianca;
    – perché la bellezza
    – disse Elena –
    deve svanire presto.

    – Ciane, Melpòmene, Giacinta,
    – chiamava Persèfone dal balcone.
    Il suo peplo rosa ondeggiava
    fin giù sulla spiaggia.
    – Nausica, Gelsomina, Ismene, Elettra.
    I nomi delle ragazze salivano
    più in alto dei gabbiani,
    per poi cadere mollemente
    in mare simili a isolette con rematori,
    barche da pesca,
    sedie di paglia...

    (da Il funambolo e la luna)
    Yannis Ritsos

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  15. ΡΩΜΙΟΣΥΝΗ
    ΓΙΑΝΝΗΣ ΡΙΤΣΟΣ
    Ι

    Αυτά τα δέντρα δε βολεύονται
    με λιγότερο ουρανό,
    αυτές οι πέτρες δε βολεύονται
    κάτου απ’τα ξένα βήματα,

    αυτά τα πρόσωπα δε βολεύονται
    παρά μόνο στον ήλιο
    αυτές οι καρδιές δε βολεύονται
    παρά μόνο στο δίκιο.
    ....................

    Questi alberi non si adattano
    nella mancanza di cielo,
    queste pietre non si adattano
    sotto passi nemici
    questi volti si adattano
    solo al Sole
    queste anime si adattano
    solo alla giustizia.
    ..............................
    (trad. Lunapiena)

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  16. Ghiannis Ritsos
    Erotica

    Niente più della poesia, sembra dirci Ritsos – uno degli autori classici della poesia greca contemporanea – può esprimere la forza travolgente dell’EROS. Nelle tre raccolte comprese in Erotica (“Piccola suite in rosso maggiore”, “Corpo nudo” e “Parola carnale”) l’amore è cantato da Ritsos in tutte le sue manifestazioni. Ora tenero, ora spirituale, ora selvaggio, ora carnale l’amore racchiude in sé il senso ultimo del mondo, la sua cifra occulta, celata nel corpo della persona amata:
    “Il tuo corpo è infinito.
    Indescrivibile il tuo corpo”.
    L’amore è la forma di comunicazione fisica e spirituale più alta tra due esseri, ma anche tra gli uomini e la natura:
    “Ah, sere voluttuose
    la luna nella stanza
    la luna sul letto
    sul corpo nudo ”

    “Profumo improvviso
    d’origano bagnato.
    T’indicai la piccola luna
    sopra il colle”.
    La natura, la lussureggiante natura greca, fatta di suoni, profumi, luce, sensualità purissima, diventa così partecipe dei sentimenti umani, e assurge a simbolo della forza creatrice dell’amore, della sua carica vitale ed esistenziale.
    Ritsos, insomma, concepisce l’Eros come valore assoluto, predominante, tanto che anch’egli,
    come Saffo di Lesbo, potrebbe dire:
    “Chi un esercito di cavalier,
    chi una schiera di fanti,
    chi una flotta di navi
    dirà che sia la cosa più bella
    sopra la terra nera, io dico
    ciò che si ama”.

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  17. Ritsos, fra i poeti moderni, è l’uomo della selezione negata.
    Come un ladro – l’immagine è sua – il poeta depreda il mondo. Muscoloso enciclopedista del canto, è condannato a leggere,
    a integrare nelle sue fantastiche armonie ogni scheggia di reale: dalla formica che cammina sghemba sul muro scrostato,
    al cappello di paglia della ragazza, alla trottola che quasi
    “ritmava la rotazione della Terra”.
    Altri si sentirono votati a questa decifrazione mostruosa e sublime: Montale, che scrutava i segreti codici di labili segni di zampe sulla spiaggia inondata; Borges che nella crepa del muro leggeva gli universi. L’occhio di Ritsos è più quieto, quasi festoso.
    Il suo macinare le cose tradisce la soddisfazione pacata della scoperta, e il gusto arguto, esteriormente semplice, di comunicarla travestita da poesia. La realtà è magama di schegge.
    L’occhio può cogliere i nessi. Ma altre volte i vincoli restano segreti. La poesia di Ritsos è fedele specchio. Ora è singolo verso.
    Ora è poesia breve. Ora è poema ritmato in lasse, come
    il Funambolo. Ma anche nel Funambolo (o nelle altre poesie
    qui raccolte) il canto s’incapsula in parole singole accostate,
    in sequenze di nomi d’oggetti sospesi come ghirlande ingrigite
    tra le macchie luminose delle immagini più nobili. Ma non è così anche la realtà: ombra e luce, trita quotidianità e scatto eroico?

    di Ezio Savino

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  18. Ottenne numerosi riconoscimenti internazionali di grande prestigio, e fu candidato per anni al Premio Nobel per la Letteratura. Le sue poesie e molti suoi lavori teatrali sono stati tradotti in tutte le lingue europee.
    Dotato di un’incredibile facilità di versificazione, Ritsos è autore di oltre cento raccolte, tra le quali segnaliamo:

    Trattore (1934); Piramidi (1935); Epitaffio (1936);
    Sinfonia di primavera (1938); La marcia dell’oceano (1940); L’uomo con il garofano (1952); Veglia (1954: contiene Grecità e La Signora delle Vigne);
    I quartieri del mondo (1957); Quando arriva lo straniero (1958); L’architettura degli alberi (1958); Le vecchie e il mare (1959); Sotto l’ombra del monte (1962); Dodici poesie per Kavafis (1963); Testimonianze I (1963); Filottete (1965); Testimonianze II (1966); Gesti (1969-70); Pietre Ripetizioni Sbarre (1972); Elena (1972); Crisòtemi (1972); Quarta dimensione (1972); Diciotto canzonette per la patria amara (1973); Graganda (1973); La distruzione di Melos (1974); Inno e lamento per Cipro (1974); La pignatta affumicata (1974); Il muro nello specchio (1974); Diario d’esilio (1975); L’ultimo secolo prima dell’uomo (1975); Attualità (1975); Divenire (1977); La Porta (1978); Il corpo e il sangue (1978); Una lucciola illumina la notte (1978); Trittico italiano (1976-81, contiene: Trasfusione, Il mondo è uno, La statua sotto la pioggia); Erotica (1980-81).

    Ha inoltre tradotto Tolstoj, Hikmet, Ehrenburg, Jozef, Majakovskij, un’antologia di poeti rumeni e una di poeti cecoslovacchi.
    È morto nel 1990.

    È stato tradotto nelle principali lingue del mondo.
    Numerose le traduzioni in italiano, la maggior parte delle quali dovute a N. Crocetti: La Signora delle Vigne, Parma 1986 (con importanti riferimenti bibliografici); Erotica (1981, in questa collana, Lèkythos 1);
    Il Funambolo e la Luna (1984); Quarta dimensione (1993, in questa collana, Lèkythos 18), e a F.M. Pontani: Poesie (Scheiwiller 1969);
    Prima dell’uomo (Mondadori 1972); Diciotto canzonette per la patria amara (Verona 1974); La distruzione di Melos (Bologna 1975);
    Elena (Verona 1985); Pietre Ripetizioni Sbarre (2004, in questa collana, Lèkythos 35).

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  19. Con prudenza

    Scegli i vetri colorati – verdi, rossi, blu,
    un po’ di viola e il rosa con parsimonia.
    Lo sai, ci vuole moderazione coi colori;
    inoltre non un disegno già tracciato.
    Meglio sia il disegno a secondare i colori,
    e non l’opposto.
    Una certa indeterminatezza,
    insieme all’imprevisto,
    aggiungono molto all’opera.
    Ma senza esagerare;
    – ogni eccesso tradisce. Sí, cosí.
    Per esempio
    questo Santo ti è venuto un po’ troppo giallo.
    Lascialo pure.
    E queste foglie troppo grandi,
    troppo verdi – innaturali. Mi piacciono.
    Quando declina il sole,
    questo verde si gloria nella casa.
    In una simile foglia
    può essere avvolto il mondo intero e anch’io,
    e riposarci tutta notte.

    Ghiannis Ritsos

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  20. ... Sempre l’amore – come diceva Ione; – principio e fine;
    e di nuovo l’amore, oltre la morte. Ione –
    Era di giugno, splendido meriggio, e Ione seminudo,
    una catenina d’oro con una piccola croce sull’ampio petto,
    le gambe prese da antiche statue di aurighi.
    E forse sarebbe partito un giorno
    su una barca a vela bianca;
    – perché la bellezza – disse Elena –
    deve svanire presto.

    – Ciane, Melpòmene, Giacinta,
    – chiamava Persèfone dal balcone.
    Il suo peplo rosa ondeggiava fin giù sulla spiaggia.
    – Nausica, Gelsomina, Ismene, Elettra.
    I nomi delle ragazze salivano più in alto dei gabbiani,
    per poi cadere mollemente in mare
    simili a isolette con rematori,
    barche da pesca, sedie di paglia...

    (da Il funambolo e la luna)

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Ευχαριστώ για την επίσκεψη.
Grazie per la tua Gentilezza.

Lunapiena