Μέσα στις θαλασσινές σπηλιές
Υπάρχει μια δίψα υπάρχει μια αγάπη
Υπάρχει μια έκσταση
Όλα σκληρά σαν τα κοχύλια
Μπορείς να τα κρατήσεις στην παλάμη σου
Μέσα στις θαλασσινές σπηλιές
Μέρες ολόκληρες σε κοίταζα στα μάτια
Και δε σε γνώριζα μήτε με γνώριζες.
Γιώργου Σεφέρη «ΠΟΙΗΜΑΤΑ»,
Τ’ ανθισμένο πέλαγο και τα βουνά
ΑπάντησηΔιαγραφήστη χάση του φεγγαριού
η μεγάλη πέτρα κοντά
στις αραποσυκιές και τ’ ασφοδέλια
το σταμνί που δεν ήθελε
να στερέψει στο τέλος της μέρας
και το κλειστό κρεβάτι
κοντά στα κυπαρίσσια
και τα μαλλιά σου χρυσά......
Γιώργου Σεφέρη
Πάψε πια να γυρεύεις τη θάλασσα και των κυμάτων τις προβιές σπρώχνοντας τα καΐκια
ΑπάντησηΔιαγραφήκάτω απ’ τον ουρανό είμαστε
εμείς τα ψάρια
και τα δέντρα είναι τα φύκια.
Γιώργου Σεφέρη
Smettila di cercare il mare
ΑπάντησηΔιαγραφήe la pelle delle onde
spingendo le barche dal cielo
Siamo pesci e gli alberi son alghe.
Giorgio Seferis
(trad. Lunapiena)
Giorgio Seferis
ΑπάντησηΔιαγραφή1955 , da Giornale di bordo III,
Elena da Euripide
"Teucro
…alla marina Cipro, ove l'oracolo
d'Apollo disse che abitato avrei,
che il nome avrei di Salamina all'isola
posto, in ricordo della patria antica…
Elena
Quella è un fantasma: a Troia io non andai…
Nunzio
Che dici?
Le nostre pene fur per una nuvola?"
(Euripide, Elena - trad. E. Romagnoli)
"A Platres non ti fanno dormire gli usignoli".
Usignolo pudico,
tu doni, nel respiro delle foglie,
la musica rugiada della selva
ai separati corpi, all'anima
di chi sa bene che non tornerà.
Cieca voce, che tenti,
nella memoria dove annotta,
passi e gesti - non oso dire baci -
e l'amaro tumulto della schiava esacerbata.
"A Platres non ti fanno dormire gli usignoli".
Platres! Cos'è? Quest'isola chi la conosce?
Ho vissuto una vita udendo nomi
inauditi:
luoghi nuovi, follie nuove degli uomini
o degli dei.
La mia sorte che fluttua
fra la suprema spada d'un Aiace
e un'altra Salamina
m'ha trascinato a questo litorale.
La luna
è uscita come Afrodite dal mare:
ha sbiadito le stelle del Sagittario, mira al cuore
dello Scorpione, e già tramuta tutto.
Dov'è la verità?
Ero anch'io "sagittario" alla guerra:
il mio destino,
quello d'un uomo che fallì bersagli.
Usignolo poetico,
era così la notte, sulle rive di Pròteo:
t'udirono le schiave spartane15, e trassero lamento:
fra loro - chi l'avrebbe detto? - Elena!
Quella cui lunga caccia demmo sullo Scamandro.
Era sugli orli del deserto. La toccai, mi parlò:
"Non è vero" gridava "non è vero.
Non andai sulla nave azzurra-prora.
Piede non posi mai sulla gagliarda Troia".
Altocinta, col sole nei capelli,
e quel suo portamento,
ombre e sorrisi ovunque
sugli omeri sui fianchi sui ginocchi:
pelle viva, e quegli occhi
con le palpebre immense,
era là, sulla proda d'un Delta.
E a Troia? Nulla,
nulla a Troia - un fantasma18.
Volontà degli dei.
E Paride si giacque con un'ombra
quasi che fosse cosa salda; e noi
ci sozzammo per Elena, dieci anni.
Sulla Grecia piombò grave travaglio.
Tanti corpi gittati
nelle fauci del mare, nelle fauci
della terra, e le anime
consegnate alle mole, come grano.
I fiumi si gonfiavano, tra la melma, di sangue
per un fluttuare di lino, una nuvola,
per uno scarto di farfalla, una piuma di cigno,
per una spoglia vuota, per un'Elena.
E mio fratello?
Usignolo usignolo usignolo,
che cos'è dio? cosa non-dio? che cosa
tra l'uno e l'altro?
"A Platres non ti fanno dormire gli usignoli".
Flebile uccello,
a Cipro baciata dal mare
che m'evoca - è la mia sorte - la patria
sono approdato solo, con questa bella favola,
se è vero ch'è una favola, se è vero
che l'uomo più non troverà
l'inganno antico degli dei;
se è vero
che a gran distanza d'anni, un altro Teucro
un altro Aiace, o un Priamo o un'Ecuba o un anonimo
ignoto, che abbia visto
tuttavia traboccare di corpi uno Scamandro,
non abbia questa sorte nel suo fato:
di sentire arrivare messaggeri
con la nuova che tanto travaglio, tante vite
son finite nel baratro
per una spoglia vuota, per un'Elena".
La nostra terra
ΑπάντησηΔιαγραφήLa nostra terra è chiusa,
tutta monti,
notte e giorno per tetto cieli bassi.
Non abbiamo nè fiumi nè pozzi nè sorgenti:
poche cisterne vuote,sonanti,venerate.
Così strano ci pare d'aver saputo un tempo edificare
case,capanne,stazzi:
Come nacquero i figli?
Come crebbero?
La nostra terra è chiusa.
Chiusa dalle nere Simplegadi.
Nei porti,la domenica,
quando scendiamo a prendere
un po' d'aria, vediamo rischiararsi nel crepuscolo,
legni rotti da viaggi interminati,
corpi che più non sanno come amare.
G.Seferis
"poesia dalla Grecia"
Ulisse
ΑπάντησηΔιαγραφήG. Seferis
E si presenta ancora innanzi a me il fantasma
d'Odisseo, gli occhi rossi dal salmastro e da una brama
matura: rivedere ancora il fumo
che affiora dal calore della casa e il suo cane invecchiato
che aspetta sulla porta.
Sta, gigantesco, e mormora di tra la barba imbianchita parole
della nostra lingua, quale già la parlavano tremila anni fa.
Stende una mano incallita dalle gomene e dalla barra,
con la pelle segnata dal tramontano dall'afa e dalle nevi.
Sembra che voglia scacciare di mezzo a noi il Ciclope
titanico, monocolo, le Sirene che dànno, se le ascolti,
l'oblio, Scilla e Cariddi:
tanti intricati mostri, che ci tolgono l'agio di pensare
ch'era un uomo anche lui che lottò
dentro il mondo, con l'anima e col corpo.
E il grande Odisseo: colui che disse di fare il cavallo
di legno - e gli Achei presero Troia.
M'immagino che venga a insegnarmi come fare un cavallo
di legno anch'io, per conquistare la mia Troia.
[...]
Mi dice l'ardua angoscia di sentire le vele della nave
gonfie dalla memoria e l'anima farsi timone. Ed essere
solo, occulto nel buio della notte, a deriva,
come festuca all'aia.
L'amaro di vedere naufragati fra gli elementi i cari,
dispersi: ad uno ad uno.
E come stranamente ti fai forte a parlare coi morti,
quando i vivi superstiti non bastano.
Parla... rivedo ancora le sue mani che sapevano, a prova,
se la gòrgone di prora era ben fatta
donarmi il mare senza flutti azzurro
nel cuore dell'inverno.
da Poesie, trad. di F. M. Pontani, Mondadori, Milano.